lunedì 16 aprile 2012

Intervista per POP-GRUPPO MAGAZINE.

Sempre alla ricerca di nuove forme musico-verbali, il popgruppo questa volta ha scoperto La Tosse Grassa, simbolo idolatrato dell’intellighenzia recanatese. Un Giacomo Leopardi post-litteram che ha portato il mash-up su un nuovo piano di esistenza fatto di parossismo sfrontato e situazionista. Suonerà al Pop6ore per cui lo abbiamo intervistato.

La prima domanda, che mi sorge spontanea più o meno in tutti i gruppi, è: perché La Tosse Grassa?

Intravidi in tv la pubblicità di uno sciroppo. Ad incarnare la tosse grassa, che tormentava il povero bisognoso di cure, c’era una mostruosa creatura verdognola. In quel momento decisi che da grande volevo essere quella cosa lì. Volevo essere io l’avatar de La Tosse Grassa.

La Tosse Grassa

Ah, me la ricordo quella pubblicità. Avevi, quindi, delle grandi ambizioni. Ma parliamo dei testi. Ricordo una tua performance con Ca.Pe.Al anni fa a Recanati, in quella serata in cui poi andammo tutti fuori dalla caserma della polizia. I testi sono rimasti sfrontati anche con La Tosse Grassa. Come mai?

Nei Ca.Pe.Al. sono due teste a vaneggiare, ne La Tosse Grassa una sola, per cui mi dò sempre ragione, sono il mio fan numero uno e mi scrivo lunghissime lettere d’amore. I testi dei Ca.Pe.Al. passavano dal dadaismo puro, alla goliardia più pecoreccia, passando attraverso attacchi diretti e precisi a figure dell’attualità. Questi attacchi ne La Tosse Grassa sono rimasti, ma il bersaglio è la società civile e le sue debolezze, non Barbara Bobulova davvero.

La Tosse GrassaNei tuoi testi parli di argomenti anche scottanti come i preti, Burzum e skinhead che bruciano le patate. Punti di vista più o meno condivisibili. Cosa ti spinge a non aver peli sulla lingua?

In realtà trovo piacevole il ritrovarmi dei peli sulla lingua, souvenir di momenti piacevoli. Per quel che riguarda gli argomenti cerco di indagare sugli aspetti più bui della nostra civiltà. Aspetti non meno importanti di altri, anzi, che però sono ritenuti indicibili, inaffrontabili, fastidiosi. E lì sento il dovere di entrare in scena, ogni volta che vedo un tabù devo fiondarmici addosso.

C’è anche una ricerca musicale nella basi non indifferente. Tutte i tuoi brani sono omaggi a canzoni che sono rimaste nell’immaginario collettivo di tutti quanti.

Sì, sia per pure divertimento che per costruire i miei brani ho usato solo ed esclusivamente campioni di musica altrui. Intendono essere dei trigger per le ignare anime degli ascoltatori che così si sentiranno irresistibilmente attratti a me. Ma sono anche un metodo per me per liberarmi definitivamente dei musicisti e degli strumenti musicali. Il mio sacro ego non dovrà scontrarsi con nessun chitarrista vanaglorioso e non dovrò più penare per creare un suono o una melodia che sia una pallida imitazione di quello che volevo veramente. Piglio direttamente l’originale.

Quindi durante i live ti trasformi, col tuo travestimento, in uno show man. Lo fai per sentirti meglio con te stesso oppure solo per lo spettacolo?


Come mi capita di spiegare a chi mi chiede se mi drogo prima di andare sul palco, oltre al fatto che bevo solo vino, ti dico che io sono quello lì. Il vero travestimento è quello che indosso quando devo comportarmi, pensare e parlare come una persona normale nel nome del quieto vivere e del buon vicinato. Quello che vedi sul palco è il mio animale liberato, con un costume che gli si addice. Certo che se fossi una bestia feroce nella vita di tutti i giorni e poi andassi sul palco composto e benvestito non credo che la cosa gioverebbe allo spettacolo, in effetti…


Progetti per il futuro? Ho visto che il tuo album è in streaming su rockit dove, oramai, c’è in streaming anche mia nonna. L’essere su rockit ti ha portato del successo inaspettato? E come promuovi di solito la tua musica?


Rockit
è l’impero del male, un luogo dove sguazzano giovincelli modaioli che prendono per oro colato ciò che il loro stato (rockit) gli propina. Quindi non potevo non essere su rockit, prima di tutto perché punto ad essere ovunque, e poi perché sono proprio quelli che più hanno bisogno di me, e più promuoveranno volenti o nolenti La Tosse Grassa in maniera virale, cioè secondo sua natura. E’ così che normalmente viene promossa La Tosse Grassa, col contagio. Il futuro vede, non troppo distante nel tempo, l’ingresso in società di, naturalmente, "TG2".

Dai, finiamo l’intervista coi saluti. Vuoi salutare qualcuno?

Non voglio salutare nessuno, mi state tutti sul cazzo.




Carlo Minucci, POP-GRUPPO MAGAZINE
www.popgruppo.net

Nessun commento:

Posta un commento